lunedì 2 febbraio 2009

Scampoli di tolleranza...

Forlì. Stop ai ristoranti etnici in centro (romagna oggi)

Alleanza Nazionale proporrà alla giunta comunale forlivese di adottare il nuovo regolamento approvato a Lucca, che vieta di aprire ristoranti etnici nel centro storico e tutela la tradizione culinaria e la tipicità architettonica, strutturale, culturale, storica e di arredo.

"Il centro storico di Forlì - sostiene Alessandro Spada, coordinatore di An-PdL a Forlì - già ora versa nel degrado più assoluto anche a causa dei troppo numerosi venditori di kebab, nelle cui vicinanze le regole di convivenza civile vengono spesso disattese nel più assoluto disinteresse degli amministratori forlivesi. Se la proposta di An-Pdl verrà accolta con favore dagli esponenti locali del Pd, oltre ad impedire l'apertura di nuovi ristoranti etnici e salvaguardando così la cucina italiana e romagnola, si potrà rivalutare concretamente l'intero centro storico della città, puntando sulla bellezza, sull'accoglienza e responsabilizzando i titolari dei locali esistenti".

"Questi ultimi infatti, se il Pd forlivese accoglierà con favore la proposta, dovranno aver cura che gli avventori non disturbino la quiete pubblica, il normale svolgimento della vita cittadina e non adottino comportamenti contrari al rispetto delle regole di buona convivenza. In quest'ottica anche la Polizia municipale dovrà fare la sua parte collaborando per porre un freno al degrado del centro storico" conclude Spada.

«Tappeto a rischio incendio». Stop alla moschea di Parma (corriere)

Spogliata di tutto. Sono stati portati via i mobili e le sedie in legno, ma soprattutto il tappeto di 600 metri quadrati sui quali 5 volte al giorno pregano i quasi 300 musulmani di Parma. Se non fosse per qualche Corano appoggiato qua e là, ci vorrebbe un indovino per capire che quell'enorme capannone affogato in zona artigianale (1000 metri quadrati per 10 metri d'altezza) in realtà è una moschea. E pure nuova, con neanche un anno di vita. Desolatamente vuota, ora. Ma soprattutto priva di quel tappeto che, nel rito islamico, riveste un ruolo di particolare importanza, consentendo al fedele di non venire a contatto con le "impurità" del suolo.

Crociate leghiste? Petizioni? Macchè, per mandare al tappeto gli islamici di Parma è stato sufficiente aggrapparsi ad un cavillo normativo sulle norme antincendio. Da un sopralluogo dei vigili del fuoco è infatti risultato che la presenza del tappeto della preghiera (che contiene nylon), così come della mobilia e delle sedie in legno, poteva costituire un pericolo. Risultato: i vigili del fuoco hanno revocato il certificato di prevenzione incendi e l'assessorato all'urbanistica ha sospeso l'agibilità dei locali. Il problema è che di quel tipo di tappeti al nylon sono piene le moschee d'Italia. "A cominciare da quella di Roma, ma lì nessuno dice niente: e invece qui ci si attacca a tutto" ha denunciato alla "Gazzetta di Parma" il presidente degli islamici, Farid Mansouri, dando voce al risentimento dell'intera comunità: "Ci sentiamo discriminati. Noi non cerchiamo conflitti, ma abbiamo l'impressione che dietro l'applicazione di alcune norme si nasconda un odio nei nostri confronti". Senza considerare poi il danno: il tappeto incriminato è infatti costato 6 mila euro e ce ne vorranno "almeno 21 mila per acquistarne uno in regola".


per una più facile integrazione...

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