sabato 27 febbraio 2010
Il reato di corruzione in atti giudiziari contestato all'avvocato David Mills è prescritto. Lo hanno deciso le Sezioni Unite della Cassazione. Il sostituto procuratore generale Gianfranco Ciani aveva chiesto l'«annullamento senza rinvio perché il reato è estinto per prescrizione e rigetto del ricorso dell' imputato per quanto riguarda gli effetti civili». La Cassazione ha confermato la condanna dell'avvocato David Mills a risarcire 250 mila euro a Palazzo Chigi per danno di immagine.
Reato commesso nel novembre del 1999, non nel febbraio 2000
Annullato, quindi, senza rinvio, il verdetto emesso il 27 ottobre 2009 dalla Corte di Appello di Milano a eccezione della condanna di Mills a risarcire Palazzo Chigi. Per i giudici il reato fu commesso l'11 novembre del '99 («quando Mills, in proprio, e non come gestore del patrimonio altrui, fornisce istruzioni per il trasferimento dei circa 600 mila dollari dal fondo di investimento Giano Capital al fondo Torrey») e non il 29 febbraio dell'anno dopo (solo in quella data, per i giudici della Corte d'Appello di Milano, Mills avrebbe intascato i 600 mila dollari girati dal manager Fininvest Carlo Bernasconi, deceduto, allorché si intestò quote del Torrey global fond).
mercoledì 24 febbraio 2010
fonte: il blog di Alessandro Tauro
La lettera aperta è stata pubblicata sul blog Stazione MIR di Federico D'Orazio
Ci ho messo quattro giorni per prepararmi, e due per riprendermi dal colpo. Nel giorno di massima attenzione verso noi Aquilani, quando abbiamo rialzato la testa e sfondato le barriere del centro storico, c’erano tutti quelli che da 11 mesi a questa parte avrebbero dovuto esserci, e mancando invece ogni volta l’appuntamento. Quel giorno, nella rappresentanza RAI c’era quello che per me rappresentava la luce in fondo al tunnel: la troupe di Annozero. Eravamo pittoreschi, coi nostri cartelloni appesi, tutti con le telecamere e macchinette digitali per riprenderci da soli, abituati come siamo a fare tutto nell’oscuramento mediatico che ci sta soffocando. Eravamo incazzati. I ragazzi di Annozero, ci hanno notati, ed hanno voluto parlare con noi. Abbiamo programmato e realizzato con loro interviste durate ore, c’è chi ha condotto visite non autorizzate in zona rossa a rischio suo e della propria fedina penale. Lo abbiamo fatto tutti perché la cosa più importante è L’Aquila, ed in questi mesi abbiamo saputo rivedere, inconsapevolmente, priorità ritenute prima di un anno fa imprescindibili.
Ai ragazzi di Annozero, abbiamo raccontato i nostri fatti più privati, perché eravamo e siamo tutt’ora convinti che se non si vivono certe situazioni non le si può comprendere. Ma raccontarle nel più minimo dei dettagli può aiutare a farsi un’idea. Purtroppo, il risultato è stato sconsolante. La mannaia dell’opportunismo si è abbattuta su di noi, anche da chi non avrei mai creduto potesse farlo. L’Aquila, ad Annozero, si è ridotta ad un insulso collegamento dalla zona rossa, in un’area che per noi comuni mortali è inaccessibile, perché questo era il disegno previsto. Sfruttarla come scenografia, far immaginare un centro vuoto, disabitato, crollato. E proprio perché è davvero così, ci risulta incomprensibile la ragione che ha spinto ad escludere da questa rappresentazione pittorica, l’elemento più importante. NOI. Gli Aquilani. Gente che non ne può più di sentir dire cose sul conto della nostra città da chi non vi ha mai messo piede, né prima, né dopo il 6 Aprile.
Per fare un esempio, quando ero in studio ad Annozero, e rigorosamente tra quelli del pubblico non parlante, non ho idea di cosa mi abbia trattenuto: Il direttore Belpietro, ha enunciato con la nettezza di chi ha appena parlato con uno dei responsabili della Ricostruzione, che
“il centro dell’Aquila andrà abbattuto e ricostruito con criteri antisismici”
Quella è stata la prima occasione in cui ho dimostrato a me stesso di essere una persona molto più civile di quanto credessi. Gli Aquilani, non vogliono più sentir paragonare le loro case, le Chiese, la città tutta ad un immenso paesaggio di cartone. Precario. Sia fatta una distinzione netta tra quello che precario era per speculazione edilizia, lucro personale e politico degli ultimi decenni, e tutto il resto della città. Non fare questa distinzione a quasi un anno dal terremoto è forse il segno più preoccupante di tutta la vicenda che ci riguarda. E dimostra che non c’è assolutamente nessuna volontà politica e giornalistica, tra quelle enunciate finora, di fare chiarezza e per una buona volta pulizia.
Si rischia oggi, di vedere un centro storico abbandonato a se stesso che dovrà essere ricostruito con il nostro finanziamento, visto che da Luglio pagheremo le tasse. E nemmeno di questo, nessuno che si scandalizzi, nessuno che si adoperi a costo della propria carriera politica o professionale, per condurre un ‘operazione di verità. Gli Aquilani giovedì scorso hanno visto la loro città dalla televisione, esclusi ad ogni livello dalla partecipazione a quello che, vanamente, avevamo creduto fosse il momento del nostro riscatto.
Per di più, ed è questa la nota più grave, una trasmissione di quasi tre ore si è limitata a dibattere delle intercettazioni già note dalla settimana prima, che noi tutti avevamo già letto dai giornali. Non una parola sulle ragioni vere che hanno spinto i magistrati ad iscrivere Guido Bertolaso nel registro degli indagati, ovvero l’ipotesi di corruzione. Più succoso, anche per Annozero, si è rivelato l’argomento dei presunti favori sessuali che coinvolgerebbero il capo della PC. Per argomenti di questa debolezza, abbiamo dovuto veder dedicate 3 ore di prima serata, con approfondimenti fino al più squallido dei dettagli.
L’Aquila, nella vicenda, aveva da offrire altro che il suo corpo colpito a morte. Argomenti forti, forse troppo persino per Santoro. Ne cito solo alcuni, per i quali pretendiamo da mesi (inascoltati) attenzione. Ricostruzione mai partita, quasi un miliardo di Euro buttato per assistere solo il 20% della popolazione colpita, pregiudicando seriamente la disponibilità finanziaria da dedicare alla VERA ricostruzione, appalti a dir poco gelatinosi in ogni aspetto di quanto fatto fino ad oggi: ponteggi, Progetto CASE, persino le coperture dei tetti in centro storico pare abbiano dei segreti inconfessabili.
E noi che speravamo si parlasse di questo, cose che abbiamo documentato alla troupe che è rimasta qui per tre giorni, sprecando il nostro tempo per fornire dati, suggerire storie degne di nota, cercare riscontri obiettivi a quanto raccontavamo loro…noi che sostanzialmente abbiamo fatto il loro lavoro, conducendo inchieste solitarie e sperando che volessero almeno raccontarne i risultati emersi, abbiamo fatto un’opera inutile.
C’era altro da fare per Annozero.
C’era da immaginare Bertolaso che si intratteneva in ambigui massaggi alla cervicale, c’era da immaginare mutandine brasiliane e preservativi, e calici di champagne.
Santoro, perché?
Santoro, lei avrebbe potuto far vedere cose davvero scandalose, che noi conosciamo,e lei ora, grazie a noi conosce. Ha preferito far immaginare cose infinitamente meno volgari di quelle che noi viviamo da un anno ormai a questa parte. Aspetto il risarcimento che mi ha promesso in studio, quando le ho detto la mia approfittando,a fine diretta, dell’ira dei ragazzi messinesi - venuti per parlare in trasmissione - e che non hanno trovato spazio per raccontare i loro scandali sulla PC. A L’Aquila ci sono molti, me compreso, desiderosi di confrontarsi alla pari (e non nei due minuti riservati al pubblico) con chi tra giornalisti, politici e prelati ha ancora voglia di difendere la facciata che nasconde gli scandali accaduti fino ad oggi a L’Aquila, sulla nostra pelle. Perché si inizi a dire la verità. Michele Santoro è disponibile a farlo?
Finche ciò non avverrà resteremo, tutti quì a L’Aquila, della nostra idea.
Continuando a domandarci alla sera, nelle nostre
case,
casette,
M.A.P.,
roulotte,
camper,
camere d’albergo
e letti di caserma:
in che mani siamo?
martedì 16 febbraio 2010
lunedì 15 febbraio 2010
In nome delle belle ragazze albanesi"
"Egregio Signor Presidente del Consiglio,
le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.
Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
* Elvira Dones, scrittrice-giornalista.
Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all?Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.
(fonte)
Perchè quello che manca veramente è l'indignazione popolare...
Nessuno si lamenta, si sente dire:
"intanto sono frasi provenienti da un burlone",
peccato che il burlone sia un presidente del consiglio (lo scrivo volutamente in minuscolo)...
Sono frasi, gesti, allusioni che non devono passare sotto silenzio...
e non serve giustificarlo pensando a:
"ci sono cose più importanti..."
perchè il messaggio che passa è grave...
una battuta del genere è pari a quella di chi si frega le mani pensando al terremoto
si scherza sul dolore altrui...
giovedì 11 febbraio 2010
L'INTERCETTAZIONE
ROMA - Il 21 settembre 2008, annota il gip nella sua ordinanza, «l'Anemone, unitamente al Rossetti (Simone Rossetti, indagato, gestore del Salaria sport village - ndr)», si attiva per organizzare la «cosa megagalattica».
Rossetti: ...capo
Anemone: ...eccomi R.:...allora domenica prossima alle 8
A.: ...di quello che parlavamo prima...?
R.: ... si si... cosa megagalattica
A.: ...ma li da voi?
R.: ...chiudo il circolo due ore prima...festa al Centro Benessere
A.: ...benissimo okay
R.: ... (inc)... con lui
A.: ...eh?
R.: ...tre persone con lui (...)
A.: ...grazie... quindi l'ora a che ora è?
R.:...io direi per le 8 così ci organizziamo.. un po' di frutta prima... champagne... frutta ... un po' di colori fuori... cose
Il 23 settembre altra conversazione intercettata tra i due.
Anemone: ...2 cose... la prima al 99% domenica va bene
Rossetti: ...okay... perfetto
A.: ...me lo conferma sabato... però m'ha detto che al 99%... si
R.: ... okay... sicuramente ci costerà qualche soldino
A.: non mi frega un c. Simò
R.: ...no, no, io 'ste cose A.:...sì, sì, però mi raccomando...la riservatezza tua e basta...Simò
R.: ... ah...Diè...tranquillo proprio...
I due parlano ancora della festa il 25 settembre.
Rossetti: ...senti quante situazioni devo creare?...una...due
Anemone: ....io penso due... lui si diverte... due
R.: ...tre?...che ne so!
A.: ...eh la Madonna!
R.: ...(ride) va bene... a posto
A.: ...di qualità!
R.: ...assolutamente
Bertolaso, in una telefonata ad Anemone del 27 settembre, spiega però di non poter essere a Roma la sera dopo, domenica.
Anemone: ...quindi non ci sei domani sera
Bertolaso: ...no domani sera... ahimè non ci sono
A.: ... ho capito...
B.: ...però conto che l'offerta possa essere ripetuta ovviamente in un'altra occasione (...)
A.: ...come no! come no!...grazie...ci sentiamo in settimana.
LA REAZIONE DI BERLUSCONI
siamo proprio sicuri che siano i pm a doversi vergognare???
ma tutto questo servirà???
non sembra, perchè di dimissioni non se ne parla, mentre di protezione civile s.p.a. si
qualcuno, per favore, mi indichi qual è il fondo....
mercoledì 10 febbraio 2010
In una giornata in cui:
Dell'Utri in un'intervista dice che
"Sono in politica per sfuggire all'arresto" (informare è un dovere)
Bertolaso vierne indagato e si dimette dall'incarico (ansa)
e altre...
ecco il condono preventivo per i manifesti elettorali: La proposta di una sanatoria fino al 31 maggio 2010 arriva dalla Lega e dal Pdl ed è contenuta in un emendamento al decreto Milleproroghe - Se il provvedimento dovesse essere approvato ai partiti, invece che pagare le multe, basterà versare 1000 euro per ogni provincia "imbrattata" con manifesti affissi al di fuori degli spazi consentiti
Un “condono preventivo” per poter attaccare liberamente manifesti elettorali abusivi senza sborsare quasi nulla. C’è anche questo tra gli emendamenti al decreto Milleproroghe in discussione in questi giorni al Senato. Una proposta che, se approvata, danneggerebbe non poco i Comuni e permetterebbe ai partiti che hanno imbrattato le città in luoghi non consentiti durante la campagna elettorale di cavarsela con un’ammenda da 1000 euro per ogni provincia dove sono stati compiuti gli abusi.
La proposta viene dalla Lega e dal Pdl e prevede che la sanatoria per chi affigge manifesti abusivi (quella precedente era stata approvata l’anno scorso per “coprire” le elezioni Europee) venga estesa fino al 31 maggio 2010. Le conseguenze sono semplici: i partiti potranno continuare con la politica delle affissioni “selvagge” fino a Regionali concluse e i Comuni non potranno rivalersi contro di loro per i danni.
Ad essere danneggiate, infatti, sono proprio le amministrazioni locali. Spiega il segretario radicale Marco Staderini che “ad ogni elezione nazionale, tra sanzioni per manifesti abusivi e spese di defissione i Comuni ci rimettono da 80 a 100 milioni”. Perché buona parte delle amministrazioni quei soldi li mettono a bilancio da prima e sono soldi che tra un condono e un altro non rientrano mai mentre le spese per ripulire i muri vanno sostenute lo stesso.
Se i conti di Staderini fossero esatti, visto che la sanatoria è una pratica sistematica da almeno quindici anni, i partiti avrebbero risparmiato circa un miliardo di euro, forse anche di più. Lo ammette anche il sottosegretario all’Economia Daniele Molgora secondo cui è “impossibile, sulla base dei dati che gli enti locali ci comunicano, determinare il minor introito derivante dalle violazioni in materia di affissioni”.
Altri Comuni, invece, una volta capito l’andazzo, sulle multe da “affissione selvaggia” hanno prudentemente scelto di non farci affidamento. Il reato in questione risale agli anni ’60 e fu depenalizzato nel 1994, l’anno della prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Nel 1996, con il centrosinistra al governo è arrivata la prima sanatoria: un milione di lire da restituire per ogni comune “sporcato”. Per non essere da meno il centrodestra ha approvato una nuova sanatoria nel 2001. Nel 2005 e ne è scattata un’altra. Unica pausa nel 2007 quando si decise, improvvisamente, che a pagare doveva essere chi sporcava. Una svolta durata poco: nel 2008 è arrivata l’ennesima sanatoria e adesso, grazie all’ultimo emendamento, un nuovo balzo in avanti e problema risolto a priori grazie al “condono preventivo”.
venerdì 5 febbraio 2010
Norma antimafia del governo rischia di azzerare i processi
Una sentenza della Cassazione potrebbe far azzerare tutti i processi di mafia compresi quelli non ancora passati in sentenza definitiva. In pratica c’è un buco nella normativa antimafia entrata in vigore nel luglio scorso. Quando la pena può lievitare fino a 30 anni, dicono gli ermellini, a giudicare deve essere la Corte d’assise.
La sentenza, emessa dalla prima sezione penale della Suprema Corte il 21 gennaio scorso, riguarda un processo celebrato a Catania (contro Attilio Amante e altri otto imputati), in cui si erano dichiarati incompetenti sia il Tribunale, con un’ordinanza del 7 maggio 2009, che la Corte d’assise, con un’altra ordinanza, datata 12 ottobre. Due settimane fa la Suprema Corte ha stabilito che competente a giudicare è la Corte d’assise.
La sentenza, passata sotto silenzio, sta suscitando dubbi e perplessità negli uffici giudiziari, con importanti processi per mafia che rischiano di ricominciare da zero. E’ successo nei giorni scorsi a Palermo, dove la questione era stata sollevata d’ufficio dalla quarta sezione del Tribunale (la stessa davanti alla quale sta deponendo, in questi giorni, Massimo Ciancimino); ora è stato rinviato un altro dibattimento, su richiesta congiunta del pm Caterina Malagoli e dei difensori, anche a Termini Imerese.
Paradossalmente, a scatenare l’emergenza è stata una norma antimafia, contenuta nel pacchetto sicurezza, divenuto legge nel luglio 2008: se agli imputati di associazione mafiosa vengono infatti contestate talune aggravanti – ad esempio essere stati “capi e promotori”, di avere agito con un’associazione armata e di avere reimpiegato in iniziative economiche i proventi di attività criminali – la pena lievita anche fino a 30 anni e dunque scatta la competenza della Corte d’assise. Questo vuol dire che, anche con effetto retroattivo, i giudizi già celebrati in Tribunale o in Corte d’appello sono potenzialmente nulli.
La risposta di Alfano
All'allarme lanciato dai giudici che si stanno occupando di procedimenti mafiosi, Alfano risponde gettando acqua sul fuoco: "Eviterei aggettivi estremi ed eccessi di ansia perché il governo dell'antimafia delle leggi e dei fatti, provvederà a fare in modo che effetti distorsivi non si verifichino. Tutti stiano tranquilli perché il Governo farà in modo che non ci siano conseguenze negative nascenti da un fatto positivo". Alfano ha spiegato di non conoscere ancora la sentenza della Cassazione nelle sue motivazioni, perché non è stata pubblicata, "ma conosco - ha concluso - il dispositivo".
C'è un buco nella legge
"C'é un buco nella legge, c'é un problema normativo: serve una correzione". Questo trapela dalla Cassazione a proposito del dispositivo emesso lo scorso 21 gennaio - nel processo 'Amante' - che sposterebbe la competenza dei reati di mafia dai tribunali alle Corti di Assise con il rischio di azzerare molti procedimenti in corso. Nulla di più viene aggiunto, dal momento che le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate e che non è stata redatta alcuna massima di diritto, nemmeno a livello provvisorio. Quel che è certo è che si tratta, appunto, di un effetto dovuto ad una "imperfezione normativa" e, dunque, in grado di riverberarsi non solo sul processo 'Amante' ma su un gran numero di altri procedimenti per mafia.
E per rimediare occorrà un immediato intervento del legislatore". Non usa mezze misure, commentando i possibili effetti della sentenza nei reati di mafia, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. "Non ne conosciamo ancora la motivazione - dice Ingroia - ma il dispositivo è già abbastanza chiaro". Il procuratore aggiunto spiega poi che "e dovesse prevalere la tesi della competenza delle Corti d'assise sarebbe una vera e propria catastrofe, perché la questione si potrebbe porre in ogni stato e grado del procedimento. Con effetti che vanno dal regresso del processo in primo grado alla cancellazione di sentenze nei dibattimenti quasi conclusi. E qui si tratta dei capi dell'associazione mafiosa. Altro che processo breve. Sarebbe molto peggio, e gli effetti si ripercuoterebbero nelle vicende di mafia".
eh bravo ministro, forse eri troppo preso da altre leggi e ti è scappata una virgola qua e là...in fondo si sta solo parlando di processi di mafia, o lo avete fatto volontariamente?!!!
giovedì 4 febbraio 2010
ecco quale programma usa il presidente del consiglio per creare il suo consenso...PHOTOSHOP
ma dico, se proprio devi fartele ritoccare, almeno scegli un grafico bravo
ecco il file ad alta risoluzione:
http://twitpic.com/110rn5/full
e il blog da cui ho preso la notizia
sanprecario
lunedì 1 febbraio 2010
la realtà....
“McItaly è un grande obiettivo che mi ero prefisso e che è stato realizzato, ha dichiarato il Ministro Zaia, consentendoci di guardare al futuro e di allargare gli orizzonti della nostra agricoltura. Un network mondiale come McDonald’s rappresenta un importante sbocco in nuovi segmenti di mercato per i nostri contadini. La nostra agricoltura non poteva perdere quest’occasione, come dimostrano i numeri: 1000 tonnellate di prodotti italiani utilizzate, per un valore di 3,5 milioni di euro”.
Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha presentato, alle ore 13.00 nella storica sede del McDonald’s di Piazza di Spagna, la nuova linea McItaly, che ha ricevuto il patrocinio gratuito del Mipaaf. Si tratta di panini e insalate preparati con il 100% di prodotti italiani: carne nazionale, olio extravergine di oliva, Asiago Dop, Bresaola della Valtellina Igp, pancetta della Val Venosta, grano saraceno, cipolle di Tropea e carciofi romani.
Per iniziare, McItaly sarà distribuito nei 392 punti vendita italiani, ma dovrà diventare un must internazionale, consentendo ai prodotti del Made in Italy di fare il giro del mondo. Il 75% dell’agroalimentare, infatti, viene immesso nella grande distribuzione.
“I gesuiti, a cui veniva chiesto perché parlassero con gli infedeli, rispondevano: meglio evangelizzare chi non crede. McItaly ci consentirà di dialogare con i giovani, lavorando sul loro imprinting gustativo: il 31% dei clienti McDonald’s, infatti, ha un’età compresa tra i 20 e i 35 anni, l’11% tra i 15 e i 19”
“Siamo per la tutela del Made in Italy – ha continuato il Ministro -, per la difesa della nostra identità, e proprio per questo non possiamo fermarci alle modalità di distribuzione: dobbiamo guardare alla qualità. McItaly è questa qualità, il primo panino interamente tracciato, non anonimo, attraverso cui oggi globalizziamo l’identità dell’agricoltura italiana”.
alcuni link
dissapore.com
trashfood.com