lunedì 20 aprile 2009

Se la Prestigiacomo non va dai rifiuti, i rifiuti vanno alla Prestigiacomo...



Sulla questione della raccolta di rifiuti elettronici la ministra Prestigiacomo fa la bella addormentata. Così abbiamo portato davanti al suo ufficio computer distrutti, vecchie stampanti e monitor. Un esempio dei tanti centri di raccolta irregolari che avvelenano l’Italia. Pc distrutti, accatastati a terra, stampanti, monitor che rilasciano le sostanze pericolose nel terreno, zone incendiate o razziate da sciacalli che cercano di ricavarne rame o argento.
Secondo i dati della nostra inchiesta questo è lo scenario che rispecchia lo stato dell’ottanta per cento dei centri di raccolta di rifiuti elettronici (cdr) in Italia. Al centro di questo scenario desolante ricreato dagli attivisti davanti all’ingresso del Ministero dell’Ambiente, un’attivista vestita da bella addormentata simboleggia la ministra Prestigiacomo che, nonostante denunce e sollecitazioni, rimane inerte.
Alta tecnologia diventa alta tossicità se i rifiuti elettronici, in continuo aumento, non sono gestiti correttamente e rilasciano nel territorio sostanze tossiche per la salute di tutti.
Chiediamo al ministro dell’Ambiente di fare il proprio lavoro e provvedere subito ad attuare gli anelli mancanti del sistema di gestione dei rifiuti elettronici. È da febbraio che sollecitiamo il ministro a emanare il decreto che impone ai negozianti di ritirare gratuitamente un prodotto vecchio in caso di acquisto di un nuovo articolo di consumo. Ma ancora siamo in attesa nonostante questo provvedimento fosse previsto nel febbraio 2008.

Hi-Tox! Un’indagine sulla raccolta dei rifiuti elettronici” denuncia le irregolarità riscontrate in questa fase di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (o RAEE) in Italia. Oltre il 40 per cento dei centri di raccolta visitati da Greenpeace non rispetta assolutamente i requisiti di legge. Un altro 40 per cento circa ha avuto una valutazione mediocre. Solo il 20 per cento ha ottenuto un giudizio positivo e fra questi tre centri su otto schedati in Lombardia, tre aree di raccolta su sei della Toscana, due su cinque in Sardegna, uno su dodici in Sicilia e un CdR su otto in Campania.
Insomma, se un cittadino volesse smaltire un PC rotto (senza acquistarne uno nuovo) lo dovrebbe consegnare al centro di raccolta comunale o privato. Ma questo non sempre è possibile! I centri sono difficili da raggiungere, o addirittura inesistenti, molti sono abbandonati, o in condizioni di gestione pessima, che mettono a rischio il territorio che li ospita.

fonte articolo


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il servizio delle iene

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