lunedì 30 novembre 2009

Berlusconi e Lukashenko

"L’amore del popolo bielorusso per il presidente Aleksandr Lukashenko si vede «dai risultati elettorali che sono sotto gli occhi di tutti»."

Queste le elezioni nel 2006

Elezioni in Bielorussia: “gravemente compromesse” secondo le organizzazioni di monitoraggio delle elezioni

Il PE ha invocato sanzioni contro la Bielorussia dopo che le elezioni presidenziali sono state ritenute seriamente compromesse. “Il popolo bielorusso si merita di meglio” è stato il verdetto pronunciato dagli osservatori elettorali europei dopo la controversa conferma elettorale di Alexander Lukashenko alla Presidenza bielorussa. I risultati elettorali hanno confermato Lukashenko con oltre l’82%, mentre il candidato dell’opposizione Alexander Milinkevich ha ottenuto solo il 6%.


Questo risultato è stato denunciato dall’opposizione che lo ha bollato come “farsesco” e ha chiesto una nuova tornata elettorale.

A una delegazione di membri del Parlamento europeo è stato impedito l’accesso in Bielorussia subito prima delle elezioni, quando il governo ha minacciato, con un sinistro avvertimento, di “intraprendere azioni” contro tutti coloro che avessero provato a entrare nel paese. In una dichiarazione rilasciata dopo le elezioni, il gruppo guidato dall’europarlamentare conservatore polacco Bogdan Klich ha affermato che “le elezioni si sono svolte in un’atmosfera di paura e intimidazioni, mentre le autorità minacciavano violenze contro pacifici manifestanti e condanne a morte contro coloro che chiedevano libertà di espressione e di assemblea... Possiamo quindi dichiarare che Lukashenko non può essere riconosciuto come legittimo presidente”. Il Presidente del Parlamento europeo Josep Borrell ha affermato che “il mancato rispetto delle norme elettorali internazionali, insieme con una situazione politica in costante peggioramento e la persistente violazione dei diritti civili e fondamentali del popolo bielorusso, non rimarrà privo di conseguenze per ciò che riguarda le relazioni tra l’UE e la Bielorussia”. Gli eurodeputati intendono imporre sanzioni quali il divieto di ingresso in UE per le alte cariche dello Stato in modo da non colpire la popolazione civile.

Clima di intimidazioni

L’istituzione incaricata di condurre il monitoraggio delle elezioni – l’OSCE – ha affermato in una dichiarazione che “le elezioni presidenziali bielorusse del 19 marzo non hanno rispettato i criteri imposti dall’OSCE per le elezioni democratiche... L’uso arbitrario del potere statale e gli arresti diffusi hanno violato i fondamentali diritti di assemblea, associazione ed espressione...”.

Elmar Brok, eurodeputato conservatore tedesco a capo della commissione parlamentare per gli Affari esteri ha condannato le elezioni come un “imbroglio”, alla stregua di quelle “degli anni ’40, ’50 e ’60 in Europa orientale”. Gli ha fatto eco Ursula Plassnik, ministro degli Esteri austriaco, paese che detiene la presidenza di turno dell’UE, la quale ha dichiarato che le elezioni sono state segnate da un “clima di intimidazioni”.

L’atmosfera che ha portato alle elezioni è stata caratterizzata da forti tensioni. Temendo certamente una “rivoluzione arancione”, simile a quella scatenatasi a seguito di un’elezione parimenti controversa nella vicina Ucraina nel 2004, il Presidente Lukashenko ha minacciato di “rompere il collo” a chiunque tenti un “colpo di Stato”. Una dichiarazione dei servizi di sicurezza prima delle elezioni associava l’opposizione e la società civile ai terroristi. Questo ha aumentato notevolmente il “clima di intimidazioni”, ha affermato l’OSCE. Il giorno delle elezioni è stato caratterizzato dalla forte presenza dei servizi di sicurezza e da restrizioni agli spostamenti in tutto il paese per timore di proteste organizzate.

I critici del regime hanno lamentato a gran voce il mancato accesso ai mezzi di comunicazione controllati dallo Stato, mentre decine di attivisti politici sono stati arrestati mentre si recavano al seggio. L’anno scorso è stato chiuso l’ultimo quotidiano veramente indipendente del paese, "Narodnaya Volya". Lo scorso settembre, una risoluzione del Parlamento europeo ha condannato il regime di Lukashenko per la chiusura, nel corso degli ultimi anni, di “numerosi partiti politici, 22 quotidiani e oltre 50 ONG democratiche... per aver criticato il Presidente e la sua politica”. In virtù del riconoscimento della soppressione dei media, nel 2004 il Parlamento europeo ha assegnato il premio Sakharov per la libertà di pensiero all’Associazione dei giornalisti bielorussi. Anche gli USA hanno condannato il regime bielorusso, attribuendo a Lukashenko l’epiteto di “ultimo dittatore europeo”.

(fonte)

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